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Commenti al testo di Romana Ricciardi
Caro diario

Sei nella sezione Commenti
 

 Nando - 22/12/2014 15:53:00 [ leggi altri commenti di Nando » ]

Grato a Piergiorgio di avermi, con la sua "Alla luna", avermi indirizzato a questo tuo racconto; l’ho trovato molto bello, poetico, con la particolarità trasfigurante che incontrai anche in "Erotica futura", un modo direi narrativo per traslare un tema umano, qui è davvero toccante il mondo interiore del femminile, su di un piano fantastico, una trasfigurazione "pittorica" per distanziare il profilo del discorso che si vuole proporre all’attenzione.

 Piergiorgio - 24/10/2014 21:56:00 [ leggi altri commenti di Piergiorgio » ]

Luna, puella pallidula...

 Giacomo Colosio - 23/10/2014 16:36:00 [ leggi altri commenti di Giacomo Colosio » ]

Bel racconto, e condivido anche il commento di Glauco...Le passanti, grande canzone di Brassen, è intrisa di atmosfere e patine nostalgiche che il tuo racconto rievoca.
Una cosa ho notato: questo racconto sembra scritto da altra mano, non c’è più quella sorta di lecenza poetica che avevo segnalato nell’altro, quello della magnolia. Meglio...indica ecletticità di scrittura...io credo che in ogni racconto un buon narratore dovrebbe cambiare stile...io per esempio ho cercato di farlo più volte, specialmente quando mi sono immedesimato in una donna ( Storie balorde, per esempio). Ciaociao.

 Romana Ricciardi - 23/10/2014 12:58:00 [ leggi altri commenti di Romana Ricciardi » ]

Sì, una della canzoni di De Andrè che preferisco. Atmosfere in parte simili anche in "Amore che vieni, Amore che vai" e in "Fila la lana".

 Glauco Ballantini - 23/10/2014 12:26:00 [ leggi altri commenti di Glauco Ballantini » ]

Il tuo racconto mi ha ricordato un bel testo di una canzone di Brassens tradotta da De Andrè che riuscivo a suonare con la chitaarra per la facilità degli accordi, un bel tuffo.....

Da "Le Passanti"
(...)
Ma se la vita smette di aiutarti
è più difficile dimenticarti
di quelle felicità intraviste
dei baci che non si è osato dare
delle occasioni lasciate ad aspettare
degli occhi mai più rivisti.
(...)